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RECENSIONI

L’amico degli autori Jorge Alberto Garrappa Albani – architetto argentino di origini italiane nato e residente a Rafaela (Santa Fe) professore all’Università Cattolica di Santa Fe e all’Istituto Tecnico “Guillermo Lehmann” di Rafaela, scrittore, storico e giornalista – ha voluto dedicare una recensione a “Ombre”, di seguito riportata.

«Dal titolo di un libro si può già sapere una gran parte del suo contenuto. Esso serve a individuare o definire ciò che ne troveremo all’interno.

Ombra = Assenza di luce = Non luce.

Persone e oggetti si fanno visibili all’occhio umano solo se c’è una fonte di luce diretta su di loro. Non meno certo è che oggetti e persone – sotto la luce – hanno un’ombra propria e un’ombra portata o proiettata su altre superfici, oggetti o piani vicini.

La metafora è ovvia.

Dal disegno della copertina insomma, appare la sintesi...

Le croci in fila sulla destra simboleggiano la cancellazione... L’oblio.

Tutto ciò senza aver ancora letto una sola riga del libro.

Ho sostenuto da sempre e sono convinto che in ogni avvenimento dell’intera umanità c’è sempre stato un italiano presente.

Quindi non mi stupisce molto l’obiettivo perseguito da questo libro.

Forse il tema dell’illustrazione dei 43 dimenticati mi ha incuriosito un po’.

Andiamo al dunque.

Possiamo definire il genere del libro come biografico? Penso di sì.

La struttura è semplice? Decisamente sì.

Raggruppa ogni personaggio per mestiere o attività: poeti – artisti – eroi – santi – pensatori – scienziati – navigatori – trasmigratori – inventori – sportivi – musicisti – avventurieri – simboli dell’emancipazione – progettisti e… fuori sacco. Molto pratico. Perché lo si può leggere dall’inizio alla fine, come al solito. O, ancora, a seconda dello stato d’animo del lettore. Oppure dal personaggio che attira di più l’attenzione.

Non ci vuole nemmeno un segnalibro.

Io ho iniziato dagli artisti.

Gli architetti Meano e Tamburini hanno subito catturato la mia attenzione. Due miei colleghi.

Poi ovviamente ho letto tutto il resto con l’avidità dell’architetto... Nonché del professore universitario.

I lettori troveranno il lato B di ogni personaggio scritto in modo scintillante. Frizzante, come fosse un romanzo.

Un linguaggio amabile senza rinunciare mai alla precisione dei dati.

Benché sia di parte, perché conosco gli autori, nulla m’impedirebbe di scrivere questa recensione critica come mi viene in mente.

Dalla storia dell’arte e dell’architettura, che ho insegnato parecchio all’università, conosco più o meno bene gli architetti Tamburini e Meano.

Sull’architetto Vittorio Meano, autore del Congresso Nazionale e del Teatro Colón di Buenos Aires – erede di Francesco Tamburini – gli autori avevano già scritto “C’era un italiano in Argentina…”: ufficialmente era stato ucciso per questioni di corna per mano dell’amante della moglie. Però... c’è sempre un però!

Risulta che grattando e pulendo un po’ la superficie viene fuori un’altra possibilità.

L’altra possibilità. Soldi. Corruzione. Potere. Politica.

Fregature insomma... L’aggiustamento dei conti è un’interessante ipotesi.

Riguardo all’architetto Francesco Tamburini – mentore di Meano – viene fuori dalla ricerca profonda degli autori che quel marchigiano non solo godeva dei benefici del potere dell’epoca per la vicinanza a Roca o Juárez Celman (presidenti della Repubblica Argentina, n.d.r.) ma anche per la sua appartenenza alla loro stessa loggia massonica.

A differenza di Meano lui mori di un infarto dovuto alla brutta situazione economica del Paese, dissoluzione sociale, disoccupazione e scioperi da cui si vide sommerso senza poter reagire.

Gli amici potenti, che lo avevano inserito nel giro del potere politico e i paradigmatici lavori pubblici, lo abbandonavano inesorabilmente al suo destino.

Vedere Buenos Aires e dopo morire...

Poi andai a leggere i musicisti, attratto dal fatto che provengo da una famiglia di musicisti.

Il divertentissimo racconto sul maestro Luigi Mancinelli e la sua vicenda vissuta durante l’inaugurazione del Teatro Colón con l’opera Aida di Verdi è, secondo me, il fiore all’occhiello del libro. Quella circostanza buffonesca in cui Mancinelli subentra a Emilio Usiglio è a dir poco monumentale...! Un direttore ubriaco che tra flatulenze, meteorismi e altri miasmi sgradevoli, non in grado di reggersi in piedi, deve essere sostituito dal giovane maestro Mancinelli per portare avanti la fastosa inaugurazione programmata... e con grande successo!

Immaginate quel retroscena...

E che dire di Giuseppe Pettine? Incredibile storia quella del mandolinista quasi autodidatta emigrato negli Stati Uniti, che fece conoscere agli americani quello strumento partenopeo a loro del tutto sconosciuto.

Ho pure scoperto con grande sorpresa che il disegnatore progettista della Nave Ammiraglia della Marina militare italiana, il veliero Amerigo Vespucci, era un mio corregionale pugliese – di Foggia – Francesco Rotundi.

A questo punto le ombre si sono già dissipate.

La luce ormai illumina la vita trascurata di questi 43 italiani proprio nel momento in cui “Ombre” viene dato alle stampe.

Paradossalmente “Ombre”, di Claudio e Paolo, è quella superba fonte di luce su questi 43 italiani – uomini e donne – pressoché sconosciuti.

Forse esistono altrettanti italiani dimenticati sia in Italia che all’estero. Lo farò sapere agli autori affinché possano inserirli nel prossimo libro “Ombre 2”, che sicuramente sarà pubblicato ben presto.

Mi auguro che questo libro abbia un grande successo: ciò mi farà molto piacere perché Paolo e Claudio lo meritano senza alcun dubbio».

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La giornalista, scrittrice e storica di Rivoli (Torino) Bruna Bertolo ha pubblicato sulla rivista “Segusium” numero 60 del dicembre 2022 la seguente recensione di “Ombre”.

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Telegrafico, invece, il giudizio espresso da Cristina Grassi, una delle prime lettrici di "Ombre":

«Libro davvero interessante. Bravi gli autori».

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