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PRESENTAZIONE DEL LIBRO

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Una storia non raccontata è una storia che non esiste. Con questa prospettiva Claudio Martino e Paolo Pedrini si sono dedicati al rinvenimento di narrazioni celate negli oceanici abissi della nostra italica evanescente memoria. Consci che, talora, gli stessi protagonisti via via rintracciati non si erano nemmeno accorti che il loro futuro apparteneva al passato, divenendo simile a un grande avvenire dietro alle spalle. Ma consapevoli che il piacere del lavoro eseguito stava più nella ricerca che nella conquista, più nella caccia che non nella preda. Insomma, hanno saputo risvegliare chi si trovava addormentato entro il dolce rumore della vita. Del resto, anche un orologio fermo segna l'ora giusta due volte al giorno e permette di ascoltare il suono dei ricordi. 

La struttura del libro fa riferimento alla frase scolpita a Roma sulle facciate del palazzo della Civiltà del lavoro all'Eur nella quale si legge che gli italiani sono «un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di na-vigatori, di trasmigratori». La dicitura

riprende - con l'aggiunta dei pensatori e degli

scienziati - la frase pronunciata da Mussolini

il 2 ottobre 1935 dal balcone di piazza

Venezia nel discorso della mobilitazione.

Poiché non tutti i personaggi individuati sono catalogabili in uno dei gruppi inci-si nell'edificio monumentale capitolino o evocati dalle parole del Duce, gli autori hanno aggiunto alcune ulteriori categorie.

La maggior parte dei fans del pugilato non spenderebbe un centesimo per guar-dare Van Gogh dipingere “I girasoli”, ma riempirebbe lo Yankee Stadium per ve-

derlo tagliarsi l'orecchio. Gli scrittori hanno l'ambizione di pensare che “Ombre”

possa stuzzicare e incuriosire sia i tanti cultori, volontari

e involontari, del materialismo sia i pochi lettori proiettati

verso le fonti della conoscenza e le frontiere del sapere.

Perché, come diceva il Cardinal Bessarione nel XV

secolo, «senza i libri perderemmo la memoria». E – ha

avuto occasione di scrivere saggiamente Massimo

Giannini, direttore della Stampa - «senza memoria saremmo niente».

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